Simone di Ugolino di Nallo, della ricca famiglia dei Prodenzani, oltre ad essere stato un forte esponente della vita politica della piccola cittadina umbra di Orvieto, è anche autore di numerose opere letterarie tra cui spiccano sicuramente il Liber Solatii e il Liber Saporecti.
Il Sollazzo è il primo novelliere in versi della letteratura italiana, e tratta dei sette peccati capitali e dei vari vizi e comportamenti dettati da malvagità d’animo.
Incentrando il discorso sul binomio sollazzo e riso, già riscontrato in Dante, il Prodenzani si ispira anche al Decameron del Boccaccio nell’impostazione dell’opera divisa in novelle.
Le novelle, di ambientazione quasi tutta umbro-toscana durante il periodo natalizio, descrivono in maniera comica le donne viziose, le mogli di mariti infedeli, i preti e le monache lussuriosi, il denaro come oggetto di tentazione.
Il Saporetto fa invece un ottimo quadro storico della vita sociale nelle corti del centro Italia tra ‘300 e ‘400 attraverso un’immaginaria corte di Buongoverno.
Qua l’autore divide l’opera in quattro cantiche: Mundus placitus, Mundus blandus, Mundus tranquillus e Mundus meritorius.
Si riferisce, nei primi due mondi, alla giovinezza ed alla spensieratezza, e alla vecchiaia negli altri due.
Nel Mondo placido e nel Mondo blando, il Prodenzani descrive la vita quotidiana attraverso banchetti, danze, cacce, collegandola ai momenti più spensierati della giovinezza. Nel terzo cantico, il Mondo tranquillo, descrive invece in maniera più solenne la fase della vecchiaia, articolando proposte e risposte su questioni religiose, fino ad arrivare al quarto, il Mondo meritorio, trasformandolo in un corredo di preghiere.
Con il programma da noi presentato, cercheremo di dare un’idea dei due libri accostando il comico del primo allo spirituale del secondo.
Dei due libri viene qui presentata una scelta, dettata dalla necessità di offrire al pubblico una visione il più possibile completa dell’opera di Simone de Prodenzani.
“…Ormai vengo io a dir comme è formata questa mia donna…ella è larga tre piedi e longa sette…tanto è grande ella e io so’picciolello che paio in una torre una monacchia …Bel capo arìa, se non ch’è molto nero, e bella fronte, se non ch’è torgnaluta, el naso par visiera di barbuta…avaria bella bocca, a dir el vero, se non ch’à i denti rar’, neri e grognuta, guance a scarselle e gola gavacciuta, la barba sgottata, el viso fero…” Così si esprime Sollazzo, un personaggio del suo libro, abile improvvisatore in rima, nel descrivere la propria moglie.
E’ proprio la commistione tra il gusto spontaneo per la battuta e il motto di spirito e la minuziosa descrizione dei brani suonati con gli strumenti dell’epoca il motivo della scelta di questo programma.
Ma al comico vengono accostate anche situazioni più mondane come i banchetti, e qui l’autore descrive per filo e per segno le danze che venivano suonate e gli strumenti.
“…Con lo liuto fe’ ballo amoroso, e all’alvadanza , el trotto e la striana…” è così che l’autore descrive le serate, e ancora “…con la vivola fe’ canzoni di maggio, Rosetta che non cambi mai colore, Je suis nafres tant fort, Dolce sapore…” riportando perfino i titoli di brani contenuti in manoscritti italiani pervenutici fino ad oggi.
Ma un dettaglio ancor più importante è che il Prodenzani ci rende noti, grazie alla sua opera, gli autori più famosi del medioevo nelle terre umbro-toscane.
“…Quella sera cantaro ei madrigali, canzon del Cieco a modo peruscino, rondel franceschi de fra Bartolino…”, inoltre, “…Del Zaccara suoi cacce e suoi canzone, de frate Biasgio ancor ne disse alcuna, ch’eran melodiose, dolce e buone…”
Tutti questi nomi, che sono soltanto alcuni dei tanti contenuti nel libro, come Antonio Zaccara da Teramo, Francesco Landini detto il Cieco degli organi, fra Bartolino da Padova, frate Blasius, sono tutti importanti compositori e musicisti dell’Ars Nova e le loro composizioni sono contenute in diversi manoscritti musicali, tra cui uno dei più importanti è sicuramente il codice Squarcialupi, conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze, manoscritto in cui abbiamo potuto trovare la maggior parte dei brani citati dal Prodenzani.
La scelta è stata operata sulla base di un tema ricorrente, ovvero la menzione di canti, danze e musiche da eseguire insieme alla lettura dei versi; lo spettacolo è perciò un connubio fra musica e poesia, che rende omaggio ad entrambe le arti.
L’arpa di melodia (vocale)
Trotto (strumentale)
De! Pon quest’amor (vocale)
Chominciamento di gioia (strumentale)
Dame Sans (vocale)
L’alma mie piange (vocale)
Elas mon cuer (vocale)
Ballo Amoroso (strumentale)
Oselletto selvaggio (vocale)
Povero pellegrin (vocale)
La dolce sera (strumentale)
Benediciamus (vocale)
Dedutto se’ (vocale)
La donna mia vuol essere el messere (vocale)