Ensemble LausVeris
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"Orsu su car signori"

  • Concerti

E’ un progetto che segue il precedente lavoro sul cd dedicato al Perugino. Quelli raccolti in questo lavoro sono per noi i brani più suggestivi e più rappresentativi tra quelli del ms g20, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia.
Ci siamo interrogati su quali elementi potessero offrirci l’occasione giusta per raccontare il Pintoricchio musicalmente nella maniera più esaustiva.
Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio,“non già el minimo infra li altri egregi pittori”, come lui stesso si definì, anzi l’artista umbro maggiormente apprezzato dalla committenza più prestigiosa dell’epoca, quella pontificia.
Forse tale predilezione sia dovuta proprio come compensazione alla malformazione, forse ereditaria, cui accenna l’umanista perugino Francesco Maturanzio: il pittore, era infatti, “nominato da molti el sordicchio, perché era sordo”.
Può sembrare un paradosso, ma l’artista pare conoscesse nel dettaglio la prassi esecutiva di cantori e strumentisti e i contesti nei quali essi praticavano la propria attività, vale a dire la vita musicale di corte e quella di chiesa. Bernardino raffigura tutta la gamma di rumori, suoni e timbri esistenti all’epoca e nell’antichità: il canto angelico, la voce del popolo, il brusio delle masse, la dolcezza del liuto, il fracasso del tamburello, l’eleganza dell’arpa ed il frastuono delle pifare. Il senso della melodia viene trasmesso dalla postura, dalla plasticità o dalla staticità delle figure e, nel contempo, dall’eleganza degli indumenti che ne amplificano il messaggio. Nel grande affresco raffigurante l’incoronazione di papa Pio III (al secolo Francesco Nanni Todeschini Piccolomini), la descrizione “musicale” raggiunge alti livelli per verosimiglianza e contenuto.
La cerimonia, avvenuta in Vaticano l’8 ottobre 1503, fu mimata in contemporanea in Piazza del Campo a Siena, città natale del pontefice, e così il pittore poté osservarla e riportarla “fedelmente” nell’affresco che dipinse sulla parete antistante l’ingresso alla Biblioteca Piccolomini nel Duomo di Siena.
Tra la grande folla accorsa ad assistere all’evento, trattenuta da due armigeri con lunghe aste, si riconoscono personaggi di spicco fra la gens senese e molti giovani del nobile casato Piccolomini.
Sulla loggia, che sovrasta la scena, un diacono pone il triregno sul capo del sommo pontefice: sulla sua sinistra ci sono due trombetti che suonano da cavallo ed un terzo con una tromba ricurva che sovrintende l’esecuzione. Gli squilli scandiscono armonicamente e con suono irrompente la solennità della festa, mentre la posizione rialzata rispetto alla folla di sinistra e la foggia degli abiti conferiscono ai musici la dignità necessaria per rappresentare il Comune. Nella porzione di destra dell’affresco si esibisce contemporaneamente un altro ensemble: un’alta cappella. La bombarda monta la piroette dalla quale si nota spuntare una parte dell’ancia stretta fra le labbra del musico, monta una chiave dorata ed una fontanella con i fori di sfogo posti a cerchio che le conferiscono corpo e rotondità. Il trombone non è dipinto ma interamente creato con un impasto, poi dorato, che ne rende ancora più verosimile la consistenza metallica.
Nella sala delle Arti liberali dell’appartamento Borgia in Vaticano, proprio sopra la porta, Pintoricchio, nell’Allegoria della Musica, raffigura Serafino Aquilano, il più celebre “cantarino” dell’epoca, poeta ed improvvisatore, intimo amico di Bernardino, mentre pizzica con distacco la sua vihuela de mano. Lo strumento è particolare ed è riconducibile sicuramente alla venuta degli spagnoli in Italia Vicino un suonatore di arpa. Attorno al trono, come a proteggerlo, due puttini nell’atto di suonare dei fiati della famiglia di fistule o zufoli.
Al centro della scena è la Musica, una distinta matrona che troneggia su di un sedile azzurro decorato con fogliame dorato, degno di una principessa: è vestita all’antica, con una tunica che ricorda la Vergine, ma suona una moderna lira da braccio a cinque corde, con l’archetto.
In una delle lunette del Belvedere di Innocenzo VIII pende dal soffitto un drappo in cui si intreccia una moltitudine di strumenti a fiato: una bombarda, una tromba ricurva, fistule e flauti che fanno gran gola ai due puttini che avanti suonano.
Le vedute marine, i paesaggi lacustri, le insenature ed i castelli arroccati sulle scogliere, le navi a vele spiegate e le imbarcazioni spinte dai remi, nel fermento dei mercanti... sembra quasi di udire i marinai che gridano alla vista dei banchi di pesce: “Vego el luccio colla bocca aperta”.
Il manoscritto Perugia, Biblioteca Comunale 431 (olim g20) è una preziosa antologia tardo-quattrocentesca costituita da 163 carte che misurano 214 x 144 mm, rilegate entro una coperta in pelle scura. Il codice è articolato in 15 fascicoli perlopiù assemblati in sesterni dove si riscontrano 5 tipi diversi di filigrane. Il manoscritto costituisce il risultato di una stratificazione scrittoria molto complessa e vi si possono individuare 15 mani diverse. Il repertorio testimonia 78 brani profani (45 italiani, 21 francesi, 1 villançico spagnolo, 10 composizioni prive di testo, 1 bassa danza) e 47 liturgico-devozionali.
Tra i compositori più importanti da citare Pere Oriola, Vincenet, Bernardus Ycart che operarono presso la corte aragonese di Napoli. Altri furono di origine francese, borgognona o fiamminga attivi in Italia nel Quattrocento come Busnois, Caron, Dufay, Frye, Hayne van Ghizeghem, Isaac, Martini, Morton, Obrecht, Symon, Touront, Urreda. Il codice esempla anche componimenti di Guglielmo Ebreo da Pesaro, Petrus Caritatis, del cantore fiorentino Virgilio. Ma la presenza più interessante è costituita da alcuni musicisti locali, la cui presenza è caratterizzante per stabilire l’origine del manufatto, quali Seraphinus, Ædvardus da Ortona, Frater M. da Ortona.
Per l’interpretazione di questi brani che compongono questo concerto ci siamo avvalsi maggiormente dell’utilizzo della bassa cappella e delle voci.

IO NON SO SURDO NE CECO (Anonimo) - strambotto
ORSU, SU CAR SIGNORI (Anonimo) - canto carnascialesco
TRISTA CHE SPERA (Pere Oriola)
TESARA (Domenico da Piacenza) - ballo
PUER SERVIÇIO (Morton) – villançico
VIVA VIVA LI GALANTI (Anonimo) - canto carnascialesco
LA FORTUNA (Danza)
ORSU, SU CAR SIGNORI (Anonimo) - canto carnascialesco (strumentale)
FALLA CON MISURAS (Magister Gullielmus)
TESARA (Domenico da Piacenza)
DE TOUS BIEN PLAINE (Hayne van Ghizeghem) - chanson
AI LASSO (An)
VEGO EL LUCCIO COLLA BOCCA APERTA (Anonimo) - strambotto

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