Nel perfetto equilibrio di colori, plasticità delle forme e dovizia miniaturistica di particolari, la pittura di Bernardino di Betto detto il Pintoricchio fa vivere piazze, mercati, corti e palazzi: la vivacità e la freschezza del ritratto coincide con la squillante sonorità del quotidiano. Le sequenze mute immortalate dall'eccelso pittore sono state filologicamente tradotte dal gruppo di rinomati professionisti con altrettanta dovizia, dando voce alle sue immagini: lui le ha dipinte, loro le hanno musicate. Ascoltare i brani proposti dall'ensemble scorrendo le figurazioni del Pintoricchio, permette di gustare appieno una realtà trascorsa, ma non passata, immergendosi in una dimensione spazio-temporale assoluta di cui sono partecipi, contemporaneamente, svariate attività sensoriali. L'estrema precisione nel ritrarre con competenza situazioni e comportamenti musicali, permette a Bernardino di codificare con elevato acume osservativo quanto l'udito menomato, per sue deficienze personali -considerato il nomignolo "sordicchio" affibbiatogli dal Maturanzio-, non riusciva a cogliere appieno. Pintoricchio illustra situazioni musicali come solo un ritrattista partecipe avrebbe potuto fare: il maestro rispetta equilibri e dinamiche sonore, cogliendo peculiarità costruttive e specificità esecutive; espressioni dei volti, sguardi, complicità, posture e reazioni degli strumentisti realmente vissute durante un'esecuzione. Allo stesso modo, lo studio attento dell'immagine ha condotto l'ensemble agli stessi armoniosi traguardi. La nutrita presenza di strumenti d'alta cappella, predominante per sua natura, non sopraffa le corde di vibranti liuti e vielle, così come Bernardino dipinge bombarde, cornamuse e tamburelli in secondo piano, più lontani visivamente ed acustica! mente dall'ascoltatore in modo da non essere invasivi rispetto alle sonorità proposte. Le ormai appurate conoscenze e competenze musicali di Pintoricchio possono essere valutate anche alla luce della profonda amicizia col cantore Serafino Aquilano, da lui mirabilmente ritratto, e della frequentazione di una corte pontificia altamente musicale come quella di Alessandro VI. Proprio qui, dalla Spagna, paese natale del papa, giunsero nuovi strumenti ed ancora, presso la cappella papale è attestata la presenza del compositore e drammaturgo iberico Juan del Encina. Anche il tema del tenor della Bassa di Castiglia, ripetutamente annotato nei codici perugini, mss G20 (o 431) e 1013 della Biblioteca Augusta di Perugia- che hanno fatto da guida al progetto-, fa parte delle offerte dall'ensemble che spalancano le finestre sulla realtà del vivere quotidiano del primo Cinquecento. La variegata carrellata sonora propone popolari canti carnascialeschi, frottole e strambotti a quattro voci; mottetti sacri e ricercati rondeau e ballate. Non mancano citazioni di suggestioni spagnole, pur negli imperanti modi musicali di matrice franco-fiammingo del momento, così come non dovettero mancare nella realtà del Pintoricchio. La presenza musicale nel dipinto serve, inoltre, per tradurre visivamente l'omaggio nei confronti dei committenti inserendo nei contesti rappresentativi i brani che rispecchiano con maggiore fedeltà gli ideali di chi ha richiesto tale servigio. Gli strumenti, ma anche la prassi esecutiva, possono essere connotativi delle differenti classi sociali ed è qui che la mediazione dell'ensemble sottolinea a chi tali prodotti potessero essere rivolti: musica sacra, da camera, da ballo o di pura glorificazione personale come nel caso del Regis Mater/ Hic est sacerdos Alexander, (Biblioteca Apostolica Vaticana, ms 35) inno che, pur nella veste di un canto mariano, altro non è che un'esaltazione della figura di papa Alessandro VI. Come nelle proprie corde, l'ensemble, fondato nel 1999 dalle colonne Daniele Bernardini e Giordano Ceccotti e con all'attivo eccellenti progetti e discografia, propone un ascolto interpretativo basato sullo studio della situazione storico- politico-religiosa dei luoghi dove sono stati redatti i vari codici e della forma d'esecuzione della musica tradizionale attraverso la comparazione tra iconografia ed etnomusicologia. L'ensemble, convinto che le culture popolari siano fortemente conservative delle tradizioni musicali, investe, infatti, le proprie energie nello studio e nella ricerca sul campo di tutti quegli strumenti ancora utilizzati nell'area mediterranea con l'intento di far rivivere "il suono antico" negli svariati repertori. Le ricche sonorità proposte derivano dalla particolare versatilità dei componenti che permette l'utilizzo di numerosi strumenti, sapientemente realizzati dagli stessi musicisti e tratti dalle miniature, tavole e affreschi di cui si fanno interpreti, offrendo all'ascoltare una varietà timbrica talvolta inusuale, ma per la sua peculiarità ritenuta più fedele a quella effettivamente presente nel Medioevo e Rinascimento. La proficua collaborazione dell'ensemble con musicisti di alto livello introdotti, nello specifico, dalla voce narrante di Sergio Tedesco, attore, doppiatore e cantante di indiscussa fama, aggiunge valore e specificità alla propost
1.Ah lasso, a quante fier’ la sete toglio
2.Dov’è, dov’è, or, donne, le mio si[n]gnore
3.“Et in questo tempo fu fatta la grande pala di San Pietro”
4..Io non so surdo nè ceco
5.Pues serviçio vos desplas
6.Viva viva li galanti li amorosi tucti quanti
7.“Or d’Alessandro VI che dirai, nipote di Callisto glorioso”
8.Levanta pascual que Granada es tomada
9.Sera nel cor mio doglia et tormento
10.“E fu la fama sua tenuta dalla plebe in gran venerazione”
11. Ay ye tort, se je souspire
12. Alleluja Hic est Sacerdos
13.Salve regis mater/Hic est sacerdos
14.Se la face ay pale
15.“Cantando dolcemente Seraphino”
16.Ecco la nocte, el ciel tucto se adorna
17.“Unico Bernardin, l’opra tua è sincera”
18.Vego el luccio colla bocca aperta
19.“Se dede Serafino alla musica”
20.Tu dormi io veglio
21.[Duo]
22.O rosa bella
23.Una vecchia rencagnata
24.“In occasione della festa de Santo Michele Arcangelo” -
Cento milia scuti
25.Orsù, su car signori chi soe bolle
26.Trista che spera morendo finire omne dolore
27.Falla con Misuras
28.“...e poi se presero a fare sonare quelli sonadorj spagnoli”
29. Ben finiro questa misera vita f.79v-81
30.Fanfara dei lanzichenecchi
- Data:Gennaio 2009
- Produzione:Fondazione Guglielmo Giordano
- Registrazioni: Effettuate a San Domenico di Moiano (Città della Pieve)
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